karate per tutti

Karate: molto più che uno sport, un’arte

Il Karate è una delle arti marziali provenienti dal Giappone più diffuse al mondo. 

È prima un’arte vera e propria e poi uno sport, il che significa che influisce in modo globale su chi lo pratica, non solo da un punto di vista fisico.

Si tratta infatti di un’attività completa, come vedremo più avanti, oltre che una vera e propria filosofia di vita. 

 

Karate: tanti benefici per un solo sport

karateIl Karate offre numerosi benefici per chiunque lo pratichi:

– l’allenamento non è soltanto fisico, ma anche mentale e spirituale, offre benefici tali che migliorano la vita di ogni giorno;

-il Karate aumenta il potere decisionale;

– aiuta a controllare il peso ed il livello di resistenza, a sviluppare un corpo forte, muscoloso e tonico;

-il Karate aiuta ad acquisire tecniche di autodifesa e sviluppa la capacità di agire sotto stress, aumentare la fiducia nelle proprie capacità, abilità di leadership e la calma mentale;

– la frequentazione del “dōjō” permette di incontrare nuovi amici, godere di un’atmosfera positiva che contribuirà ad instaurare uno stato di benessere superiore.

Il Karate: uno sport completo

Dal punto di vista della formazione fisica il Karate, tramite l’impiego di tutti e quattro gli arti principali e un’infinita varietà di posture e schemi motori, risulta una delle pratiche sportive più complete.

La pratica di questa disciplina, inoltre, contribuisce ad irrobustire la struttura ossea, articolare e muscolare.

È un eccellente esercizio per la coordinazione.

Inoltre insegna e sviluppa la respirazione diaframmatica (naturale), sviluppa un’eccezionale prontezza di reazione e un grado elevato di attenzione agli stimoli esterni.

Inoltre fa crescere in chi lo pratica il rispetto per gli altri e per il mondo che ci circonda, oltre a  grande autocontrollo ed equilibrio psicofisico. karate e respirazione

Cosa migliorare con il Karate

Il Karate, come la corsa, è adatto a tutti proprio per la sua versatilità, serve a migliorare e perfezionare qualità fisiche: agilità, tenacia, flessibilità, capacità di reazione e di coordinazione e senso dell’equilibrio in modo ottimale.

Rappresenta anche un buon addestramento al portamento, grazie soprattutto all’elasticità dei movimenti sempre in esatto accordo con la respirazione, che si devono  eseguire con giusto equilibrio. 

Inoltre, questa disciplina viene utilizzata anche da esperti medici per le sue caratteristiche terapeutiche.

Il Karate aiuta infatti a sviluppare autocontrollo del corpo e della mente.

I miglioramenti che porta il Karate

I vari aspetti del Karate possono essere sintetizzati nei seguenti aspetti.

Aspetto motorio 

Gambe e braccia vengono usate per sferrare calci e colpi con un’esattezza calcolata al millimetro durante i rapidi ed energici movimenti di tutto il corpo.

L’apprendimento di queste tecniche complesse richiede processi di miglioramento fisico-motorio molteplici. 

Perfeziona inoltre tenacia,  riflessione e senso dell’equilibrio.

Aspetto sociale 

Le lezioni avvengono in gruppo. karate per bambiniLe tecniche di base vengono continuamente esercitate al fine di migliorare l’esattezza, la rapidità e l’energia dei movimenti.

Questa pratica collettiva produce un senso di solidarietà ed opera, proprio per questo motivo, contro il sentimento di concorrenza.

Sin dai primi esercizi di attacco e difesa con un partner si è addestrati ad intuire il pensiero del compagno così da migliorare le proprie azioni di difesa.

Inoltre se praticato da piccoli aiuta molto la socialità. È dimostrato che all’interno di un dojo, sebbene come sport si pratichi individualmente, ci si senta parte di qualcosa di più grande e ci si aiuta gli uni con gli altri per imparare tecniche nuove.

 

 

Aspetto etico 

Proprio a causa delle varie tecniche che si insegnano nel Karate, ognuno ha una grande responsabilità nei riguardi del proprio partner sportivo e nei confronti della società.

La filosofia che caratterizza il Karate e le altre arti marziali può essere riassunta come segue: tutti coloro che sono veramente forti non hanno bisogno di dimostrarlo con la violenza  o con un comportamento aggressivo.

Il karateka ha quindi un suo stile di vita, il “dojo kun”, che lo accompagna in ogni momento.

Che dici? Ti è venuta voglia di provare questo sport? Siamo sicuri di si.

fiscalità complementare

Previdenza complementare: quanto ne sanno le nuove generazioni?

Si parla sempre più spesso di previdenza complementare, ma siamo sicuri che le nuove generazioni dai millennials alla gen z siano in grado di comprendere a fondo di cosa si tratta?

Vediamolo insieme nel nostro articolo.

Previdenza complementare nel panorama attuale

Negli ultimi anni qualche passo avanti è stato fatto sul fronte degli accantonamenti previdenziali, anche se la strada da percorrere è ancora lunga. 

Quando viene chiesto alle persone se abbiano pensato alla previdenza complementare la risposta è spesso un no secco. 

Questo vale soprattutto e sfortunatamente per le generazioni più giovani. 

Questa situazione è problematica nell’immediato dovendo rinunciare a grandi benefici fiscali. 

Lo Stato permette infatti di dedurre in pieno l’accantonamento pensionistico dal proprio reddito, fino alla cifra annua di 5164 euro. 

Un cliente che decida di accantonare 2000 euro sul proprio fondo pensione come strumento di previdenza complementare avrà un beneficio pari alla sua aliquota Irpef.

Così, se la sua aliquota è del 33% il beneficio è pari a 660 euro su 2000: una cifra da non sottovalutare.

Questo vale per lo strumento principe della previdenza complementare, il fondo pensione, ma ci sono anche altre soluzioni.

 

Previdenza complementare:  come colmare il gap reddituale?

È necessario attuare strategie per integrare la nostra pensione pubblica, perché gli assegni previdenziali degli attuali lavoratori, che si ritireranno dal lavoro tra 15-20 anni, saranno calcolati esclusivamente con il sistema contributivo.

Quest’ultimo ha un coefficiente di conversione che va dal 50% al 70% del proprio reddito.

previdenza complementareNella migliore delle ipotesi quindi, se andiamo in pensione con il 70% del nostro reddito da lavoro, dovremo colmare un gap del 30%. 

Bisogna quindi cominciare a pensare presto alla previdenza complementare e a prendere provvedimenti da subito.

È bene anticipare i tempi e muoversi prima di andare in pensione.

Esistono tanti modi per farlo:

  • 1 accantonando delle somme, creando un patrimonio che genererà un’integrazione pensionistica futura.
  • 2 ricorrendo al fondo pensione.

Il suggerimento è di accantonare piccole somme a partire da subito, anziché ritrovarsi a dover mettere da parte cifre più consistenti più avanti con l’età, quando si è già a ridosso della pensione.

Spingersi troppo oltre con i tempi diventa decisamente più impegnativo.

 

Previdenza complementare e TFR

Per quanto riguarda il TFR (Trattamento di fine rapporto con un’azienda), la migliore destinazione è il fondo pensione.

tfrPer gestire al meglio la previdenza complementare, i lavoratori dipendenti possono inoltre scegliere di accantonare il proprio Tfr su varie tipologie di fondo pensione.

Quest’ultimo può essere anche di categoria. In questo caso c’è la possibilità, grazie ad accordi sindacali, che il dipendente possa versare in autonomia anche una percentuale dello stipendio, così come anche la società verserà una percentuale. 

Non va poi tralasciato il fatto che la redditività del Tfr, se viene trattenuto in azienda, è molto più bassa rispetto a quella del piano finanziario.

Inoltre anche chi decide di versare il Tfr all’Inps deve considerare che la redditività di questi accantonamenti è pari alla media biennale del Pil italiano.

 

I vantaggi del fondo di previdenza complementare

Scegliendo un fondo pensione privato il cliente può invece decidere di investire il proprio Tfr creandosi un profilo su misura. 

Un ragazzo di 25 anni dovrà fare sicuramente scelte diverse rispetto a chi è a 5 anni dalla pensione, perché ha un orizzonte temporale più lungo. 

In questo caso sarà quindi più indicato inserire una percentuale azionaria più elevata rispetto a quella di chi è prossimo alla pensione, e deve di conseguenza fare scelte improntate a una maggiore prudenza. 

Il vantaggio, rispetto a chi decide di lasciare il Tfr in azienda o di versarlo all’Inps, è appunto la personalizzazione del piano pensionistico. 

Ma non è finita qui: con un fondo pensione privato il cliente non è soggetto al rischio che l’azienda per cui lavora possa fallire. 

Inoltre, va tenuto sempre presente che il fondo pensione è l’unico strumento impignorabile e insequestrabile.

 

Riscattare è possibile, ma attenzione a toccare il salvadanaio

Le cifre accumulate tramite i fondi di previdenza complementare possono essere riscattate fino al 75%, ma solo per gravi motivi di salute.

previdenza complementareSi possono riscattare anche dopo otto anni per l’acquisto e la ristrutturazione della prima casa, mentre sempre dopo otto anni si può recuperare il 30% senza dover fornire giustificazioni. 

Se ci sono seri problemi è un’opzione da considerare, ma il consiglio è sempre di dimenticare le somme accantonate per la previdenza complementare. 

L’invito è di cominciare invece il prima possibile, con piccoli accantonamenti mensili che porteranno il cliente a creare il proprio salvadanaio e a non toccarlo salvo casi di estrema necessità.

Ai clienti suggeriamo invece di andare dal proprio commercialista o CAF di riferimento per avere una visione chiara del margine di risparmio e calcolare quindi la somma ideale da accantonare per la previdenza complementare.

Sulla base di queste riflessioni è possibile poi capire al meglio qual è il gap da colmare. 

In seguito rivolgetevi al vostro consulente finanziario, che sulla base di queste informazioni creerà uno strumento su misura rispetto alla durata, ai tempi di realizzazione della rendita pensionistica integrativa, ai benefici fiscali e alla personalizzazione dell’investimento in base al profilo di rischio, corretto per il progetto che l’assistito intende realizzare.

 

 

Articolo di Mariano Rocchi, consulente patrimoniale e group manager

Redazione Wall Street Italia

stress da covid19

Stress da Covid 19: impariamo a gestirlo

Il 2020 è stato un anno che ricorderemo purtroppo come l’anno di una pandemia globale e dello stress da Covid 19.

Il mondo infatti è stato costretto per la prima volta nella storia moderna a fermarsi, a sentirsi vicino in una situazione drammatica, a mettersi d’accordo nella ricerca delle regole e delle cure migliori per tornare alla normalità.

A distanza di circa due anni dall’inizio della pandemia in Europa, la situazione si è evoluta in meglio grazie all’arrivo nel 2021 del vaccino, tuttavia non ci sentiamo ancora al sicuro e la situazione pandemica è in continua evoluzione.

Ma come fare a gestire lo stress da Covid 19 in questa situazione ancora irrisolta? Vediamolo insieme.

Differenze nella gestione dello stress da covid 19

Per molti il virus ha rappresentato un vero e proprio trauma e la nuova normalità che stiamo vivendo non è facile da gestire.

La pandemia infatti ha avuto un impatto totalizzante sulle nostre vite, sconvolgendone ogni aspetto.

In questo senso la reazione non ha tardato ad arrivare: per alcuni è stato un adattamento più facile, per altri più difficile e in molti reagiscono rispondendo all’istinto di sopravvivenza con la tattica dell’attacco/fuga.

Viviamo un costante stato di allerta, mista ad ansia e angoscia.

Ci è stata data la responsabilità di non uscire per lungo tempo, di rivedere i confini dei rapporti interpersonali (anche i più intimi), di modificare le più semplici abitudini quotidiane e di stare lontani per lungo tempo dalle nostre case o dalle nostre famiglie.

stress da covid19Adesso che si pensa alle soluzioni e a come vivere nel post pandemia si parla di una nuova sfida : la convivenza con il virus.

Siamo chiamati ad imparare una nuova normalità, ad integrare nuove regole con la nostra vita di sempre: imparare insomma a convivere con il virus, operando una lenta e graduale riconfigurazione delle principali attività lavorative e sociali, senza mai dimenticare le precauzioni adottate.

Non tutti  infatti reagiamo allo stesso modo ed alcune persone fanno fatica più di altre a gestire lo stress psicologico, la paura e l’angoscia legate a questa situazione incerta: le capacità di adattamento, di coping e la resilienza non sono uguali per tutti e dipendono da fattori individuali, di natura genetica, ambientale, sociale, culturale ed esperienziale.

 

Tipologie di stress da covid 19

Adattarsi al “new normal” non è mai facile e le reazioni che possiamo individuare delineano due tipologie di “trauma da pandemia”.

Il trauma lieve

Il trauma lieve è quella tipologia di trauma legato all’aver perso la libertà, al sentirsi confinati in spazi piccoli, alla gestione difficoltosa della vita quotidiana tra smart working e didattica a distanza o figli piccoli, dei disabili e degli anziani e non ultimo per alcuni la perdita di lavoro e le ricadute economiche.

I sintomi sono principalmente di natura psicosomatica:

  • mal di testa covid– cefalea e malditesta ricorrente
  • – alterazione del ritmo sonno/veglia, insonnia
  • – stato di ansia e/o depressione;
  • – disturbi intestinali
  • – difficoltà digestive, gastriti
  • – tachicardia
  • – dimagrimento/ingrassamento eccessivo
  • – abusi alimentari
  • – aumento del consumo alcolico
  • – astenia

 

Il disturbo post traumatico da stress

Il disturbo post traumatico da stress è la tipologia più complessa di stress da Covid 19. In questo caso è necessario richiedere un aiuto professionale. È una tipologia di trauma di cui si sente parlare in relazione ad eventi molto gravi come atti terroristici, incidenti, terremoti e fra questi rientra anche la pandemia di coronavirus. Può colpire chi ha perso i familiari o tutti quegli operatori che sono stati in prima linea negli ospedali nei momenti peggiori del virus.

I sintomi sono diversi:

  • – difficoltà del sonno e incubi
  • – disturbi dell’umore e irritabilità
  • – flashback e ricordi ricorrenti
  • – distacco dalla realtà quotidiana
  • – perdita di interesse e mancanza di concentrazione
  • – iperattività e ipervigilanza

Potrebbero verificarsi episodi di ansia, malumore, abuso di alcol, farmaci o sostanze stupefacenti, attacchi di panico.

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Strategie per affrontare lo stress da covid 19

Se soffriamo oppure conosciamo qualcuno che soffre dello stress da Covid 19, ci sono alcuni consigli che ci vengono in aiuto.

Eccone alcuni.

  • – Tenersi informati affidandosi a fonti ufficiali, senza controllare in maniera ossessiva notizie e aggiornamenti. Aspettare in questo caso è l’unica soluzione.
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  • – Concentrarsi solo sulle cose che si possono controllare (il proprio comportamento individuale), senza ossessionarsi con il pensiero del “quando finirà”: purtroppo nessuno ha una risposta certa.
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  • – Dormire regolarmente, impostando delle routine che favoriscano il sonno (esercizi di respirazione/rilassamento prima di dormire, luci soffuse prima di dormire, stop a tablet e smartphone a letto…).
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  • – Restare attivi praticando sport ed attività fisica di intensità moderata, possibilmente all’aria aperta. Muoversi comporta notevoli benefici come potete leggere nel nostro articolo sulla corsa.
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  • – Evitare gli abusi di alcol, cibo o altre sostanze per affrontare l’ansia, seguendo un regime alimentare equilibrato e sano.
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  • – Anche se si è in smart working, è bene rispettare gli orari di sonno, scuola, pasti o lavoro cercando di tenere il più possibile una regolarità nei ritmi.  
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  • – Accogliere le proprie emozioni (negative) concedendosi del tempo per metabolizzare la situazione attuale.
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  • – Mantenersi occupati: pianificare qualcosa e farla, agire. La mente umana rimane maggiormente in equilibrio se è occupata e programma delle attività oltre ad avere una distrazione efficace dalla realtà.
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Ad ogni modo un supporto psicologico può essere davvero utile per affrontare le proprie difficoltà e vivere con maggiore serenità un momento tanto sconvolgente come questo: è importante sapere che i percorsi terapeutici possono essere effettuati sia di persona che in video consulto.

difese immunitarie

Difese immunitarie: 5 modi per rinforzarle in autunno

Le influenze e i malanni di stagione sono purtroppo una certezza dell’inverno e dei mesi più freddi, per questo è importante rinforzare le nostre difese immunitarie.

Ma come fare? Come proteggere la nostra salute?

Scopriamolo insieme in questo blog post.

Partiamo dalla definizione di sistema immunitario e delle sue funzioni principali.

Come funziona il sistema immunitario? 

L’insieme di cellule, tessuti e organi che collaborano per la difesa del nostro organismo si chiama sistema immunitario, da qui appunto iniziamo a parlare delle difese immunitarie.

Il sistema immunitario ci protegge da patogeni esterni e elimina le cellule ed i globuli rossi vecchi. Inoltre è la prima difesa contro le cellule cancerogene prima delle cure mediche speciali.

Cosa abbassa le nostre difese immunitarie?

difese immunitarie e cattivo risposo notturnoPartiamo da un problema che affligge moltissimi italiani: un inadeguato riposo notturno. È un disturbo molto comune che è difficile combattere perché dovuto generalmente allo stress o ad una cattiva alimentazione (altri nemici delle difese immunitarie).

Anche i fattori ambientali come freddo umidità, cambio di stagione, eccessiva esposizione solare possono essere una causa di un abbassamento delle difese immunitarie. Molto spesso infatti sottovalutiamo questi aspetti che invece influenzano profondamente la nostra salute.

Un altro elemento che spesso sottovalutiamo è l’uso esagerato di antibiotici. Il nostro organismo entra in una sorta di assuefazione e i medicinali, oltre a non fare più l’effetto sperato, abbassano le nostre difese naturali.

Lo stile di vita sedentario è un altro motivo per cui ci ammaliamo: fare sport infatti ci fortifica non solo esteriormente, ma anche a livello di sistema immunitario creando una sorta di scudo.

A sostegno di questo scudo c’è l’alimentazione che, nel caso sia scorretta e mal bilanciata, diventa amica del disagio fisico.

 

Perché le nostre difese immunitarie sono più basse d’inverno?

Come mai ci ammaliamo di più quando le temperature sono più basse? Le motivazioni sono relative a fattori esterni che indeboliscono le nostre difese immunitarie.

difese immunitarie e cambi di temperaturaUna prima causa sono gli sbalzi di temperatura: soprattutto nel passaggio da una stagione all’altra si rischia spesso di trovarsi di fronte a cambiamenti bruschi e l’adattamento richiede un extra lavoro per il riassestamento del metabolismo energetico.

Il primo impatto con l’inverno prevede irritazione, nervosismo, insofferenza e stress, il principale nemico del sistema immunitario, per la fine delle vacanze e della tranquillità estiva.

Ci sono inoltre molti microrganismi patogeni amanti del freddo che iniziano a diffondersi nell’ambiente con maggiore efficienza e a diventare più aggressivi proprio quando le temperature si abbassano.

Tutto questo aumenta nettamente la probabilità di contrarre raffreddore, tosse, mal di gola, mal di testa, influenza e tutto un ampio ventaglio di sintomi parainfluenzali un po’ più lievi ma comunque spiacevoli.

È quindi fondamentale sostenere il nostro corpo rinforzando le nostre difese immunitarie.

Vediamo insieme cosa fare.

Come rinforzare le difese immunitarie

Possiamo articolare i modi per migliorare le nostre difese immunitarie in 7 step:

  • Un’alimentazione corretta: una dieta appropriata è il primo grande aiuto per il nostro organismo. Mangiare frutta e verdura di stagione infatti è un grande aiuto per il nostro benessere ed è la carica di vitamine e minerali per sostenere il sistema immunitario.
    Limitare l’assunzione di cibi ricchi di grassi saturi e cereali raffinati è fondamentale.
  • Fare sport:  allenarsi in modo equilibrato e regolare aiuta a potenziare il sistema immunitario (in particolare agisce sui neutrofili, una delle componenti cellulari costituenti dei globuli bianchi). Leggi il nostro articolo sulla corsa per approfondire ad esempio i benefici di questa attività.
  • Avere un sonno regolare: i ritmi di sonno squilibrati aumentano lo stress. Stabilire una buona routine per dormire è fondamentale.
  • Limitare il consumo di sigarette e di alcol: sono due piaceri della vita ma bisogna limitarli al weekend per fare in modo che il nostro sistema immunitario non soffra prolungatamente le cattive abitudini.
  • Tenere lo stress sotto controllo: molto facile a dirsi, più difficile da farsi. Introdurre nella propria routine giornaliera strategie antistress quali meditazione, yoga, mindfulness ma anche movimento all’aria aperta può essere di grande aiuto.

In altre parole il modo migliore e più efficace per rafforzare le difese immunitarie è adottare uno stile di vita sano.

protezioni in mobilità

Protezione in mobilità: in Italia è sogno o realtà?

La protezione in mobilità è un argomento ancora troppo poco conosciuto sebbene sia di fondamentale importanza.

Nel nostro paese purtroppo non c’è ancora molta informazione sull’argomento.

Partiamo con un esempio importante: guidare in Italia o in Francia ha la stessa esposizione al rischio, ma gli italiani non sono quasi mai assicurati.

La protezione in mobilità in Italia

Secondo l’IVASS, solo il 17,99% degli italiani è assicurato per infortuni del conducente, contro il 97,90% della Francia.

protezione in mobilitàNel nostro paese quindi la protezione in mobilità sembra non essere una priorità.

Il rischio sulle strade tra Francia e Italia è lo stesso: in caso di incidente con responsabilità, il conducente è generalmente scoperto in caso di danni. 

L’autista, senza una giusta legislazione sulla protezione in mobilità, non ha infatti diritto al rimborso per cure mediche.

Non ha diritto ad esempio alla fisioterapia, né ad alcun indennizzo per l’assenza dal lavoro dovuta a un eventuale ricovero ospedaliero. 

La perdita di reddito può avere effetti a lungo termine.

Ciò accade soprattutto in casi gravi come l’invalidità permanente o il decesso, per i quali la persona non assicurata è completamente scoperta.

L’ISTAT nel 2019 ha registrato 172.183 incidenti stradali in Italia.

Si parla di una media di 661 feriti al giorno e, nonostante il blocco della mobilità del 2020 abbia fatto scendere il numero a 436, cresce invece il numero di veicoli a due ruote coinvolti.

 

Incidenti stradali e protezione in mobilità

protezione in mobilitàA partire da maggio 2020, l’ISTAT rileva 564 incidenti con monopattino (più di 2 al giorno).

Tuttavia, la percentuale di persone assicurate per gli infortuni su altri veicoli oltre all’automobile è ancora più esigua.

Questo è dovuto in parte al fatto che la polizza infortuni venga generalmente proposta come subordinata alla RCA.

Ma non solo.  Si tende infatti a considerare oggetto dell’assicurazione il veicolo e non la persona.

L’evoluzione della mobilità, con sempre più persone che utilizzano abitualmente più di un mezzo di trasporto (bici + treno, auto + bus, ecc) ha portato allo sviluppo di nuove polizze infortuni multi-modali, attive cioè su ogni mezzo di trasporto, e con premio al consumo.

Grazie ai sensori dello smartphone è possibile pagare solo quando si è effettivamente in viaggio, in base al tipo di veicolo utilizzato.

Protezione in mobilità : strade ed autostrade

“Ho paura di guidare in autostrada”. Questo è uno dei pensieri dell’automobilista medio.

Eppure il rischio di incidenti sulle strade urbane è 15 volte maggiore.

Per quanto possa suonare inusuale, è proprio così: nel 2019, il 74% degli incidenti stradali registrati è avvenuto su strade urbane. 

La “Localizzazione Degli Incidenti Stradali”, redatta da ACI su 36.526 incidenti, conferma che il rischio di essere coinvolto in un incidente è estremamente più alto per le strade urbane.

Questo è dovuto agli elevati flussi di traffico e alla pluralità di mezzi diversi che ogni giorno confluiscono sulle strade cittadine italiane.

Va però specificato che mentre su strada urbana il rischio è, sì più frequente, la gravità della lesione è generalmente bassa, mentre su extraurbane e autostrade le lesioni personali (seppur più rare) sono quasi sempre di maggior gravità a causa dell’alta velocità media di percorrenza. 

Ad esempio, il 47% degli incidenti mortali avviene su strade extraurbane.

Ricorrenze negli incidenti al volante

Le circostanze che accomunano gli incidenti con lesioni alle persone sono l’orario e lo stile di guida.

In particolare ACI riconosce la fascia serale come la più densa di incidenti, anche gravi, con picchi che raggiungono il 15% il venerdì sera.

maggiore incidenza di incidenti la seraLa quasi totalità degli incidenti è causata dal comportamento alla guida (distrazione alla guida, eccesso di velocità o mancato rispetto della precedenza).

Se prima la prevenzione del rischio alla guida era un tema che veniva affrontato a livello sociale o educativo, di recente sembra che stia acquisendo interesse anche per le compagnie assicurative.

Soprattutto in ambito insurtech, stanno emergendo prodotti assicurativi che premiano uno stile di guida prudente (non solo in termini di velocità ma anche come scelta delle strade e della fascia oraria, distrazione alla guida, ecc.).

Esistono infatti insurance app che – grazie ai sensori dello smartphone – riconoscono il movimento, registrano il tragitto e consentono di sostituire il premio fisso a un consumo in base ai km viaggiati.

Più si viaggia prudenti più si viene premiati.

La pandemia ha evidenziato che i premi assicurativi delle polizze tradizionali per la mobilità sono ingiusti, e le persone stanno imparando a tutelarsi.

 

Protezione in mobilità: i dati della pandemia

Nel 2020, la maggior parte degli assicurati si è trovato a dover pagare il premio di un’assicurazione che avrebbe dovuto essere più basso.

Attraverso l’Osservatorio “Audimob” di Isfort sono stati stimati i comportamenti di mobilità giornalieri dei cittadini durante il regime di restrizioni (DPCM dell’11 marzo 2020) dovuto all’esplodere dell’emergenza sanitaria da Covid-19.

In sintesi, i dati mostrano nei primi 30 giorni di lockdown una drastica riduzione della domanda di mobilità.

Si può stimare che nella media giornaliera il tasso di mobilità allargato (popolazione che esce di casa) sia diminuito dal 90% al 55% (35 punti percentuali in meno), gli spostamenti complessivi siano diminuiti del 60% e km (somma dei km percorsi dai cittadini) sia diminuita di ben il 90%.

Una quota significativa di popolazione ha effettuato spostamenti in giornata, in alcuni casi solo di brevissima durata.

Con la diffusione dello smart working, si è registrata una sorta sostituzione di spostamenti più lunghi, strutturati e sistematici, con tragitti molto brevi (la c.d. “mobilità di prossimità”).

 

Protezione in mobilità e polizze auto

In termini di polizze legate alla mobilità, le persone si sono quindi trovate a dover versare un premio per un servizio di cui non hanno usufruito, se non in minima parte. 

Riguardo alle polizze auto, ci sono state misure governative in questo senso.

Si sono però limitate a prorogare i termini di validità (legge di conversione del d.l. “Cura Italia”) o dare la possibilità di sospendere la copertura (scelta che però impediva nel periodo di sospensione di utilizzare il mezzo su strada).

Non ci sono stati sconti sul premio per la polizza, perché la natura di una polizza su base fissa annuale non tiene conto di eventi esterni.

Non è infatti un caso che l’Italian Insurtech Association abbia registrato in un solo anno, dal 2020 al 2021, una crescita enorme nell’interesse per le polizze digitali (dal 31 al 55%) e nella consapevolezza dell’esistenza delle polizze ondemand (dall’11 al 43%), ovvero quelle polizze che si possono attivare all’occorrenza.

Per combattere i costi extra, in ambito mobility insurance, le persone hanno iniziato ad orientarsi verso un modello assicurativo pay-per-use che sta riscuotendo sempre più successo.

Secondo IIA, infatti ben il 97% di chi ha sottoscritto una polizza on-demand si dice disposto a ripetere l’esperienza.

La protezione in mobilità è decisamente importante: dunque è necessario informarsi e scegliere il servizio migliore per evitare situazioni spiacevoli.

vivere in salute

Vivere in salute: cosa significa davvero?

“Dovete aver fiducia che in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire” – Steve Jobs

Ci siamo, finalmente ARG servizi è pronta a lanciare ufficialmente il suo blog, siamo riusciti ad unire i puntini, anzi i grandi punti fermi che abbiamo messo insieme in questi anni di lavoro in una grande raccolta guidata da un tema principale: vivere in salute.

Gli ultimi anni infatti hanno rappresentato una crescita esponenziale dei nostri servizi e dei nostri partner.

Partiamo dall’inizio, perché nasce il blog vivere in salute?

stare in saluteIl blog nasce dalla nostra volontà di presentare proposte e soluzioni proprio sul tema citato.

Negli ultimi anni infatti abbiamo raccolto informazione e conoscenza grazie a tanta ricerca e al nostro lavoro, abbiamo cercato di comprendere quali sono le necessità delle persone, come si evolvono nel tempo e come farle sentire al sicuro.

Abbiamo imparato ad anticipare le esigenze e a gestire le richieste del pubblico grazie alla professionalità e alla presenza sul territorio dei nostri partner.

Ci siamo riusciti, oggi siamo pronti a condividere tutto ciò che abbiamo.

Da anni infatti offriamo servizi specifici per le persone e per le imprese e cerchiamo di tutelarle a 360 gradi.

E lo facciamo con grande successo, tanto che la nostra rete di partner si è estesa e le persone che ci scelgono sono aumentate di anno in anno.

Allora ci siamo detti: perché non adattarci alla comunicazione moderna, ai social e al digitale?

Abbiamo aperto, in linea con la comunicazione di “vivere in salute”, la nostra prima pagina social, “Arg Servizi” e sarà il nostro primo aggancio con il mondo del digital.

E poi il blog. In molti considerano i blog come un’idea ormai passata, ma la verità è ben diversa: per noi rappresenta la raccolta personale di tutti gli articoli, le parole e i suggerimenti che possiamo dare alle persone per vivere in salute.

Nel mondo di oggi infatti sottovalutiamo il nostro benessere.

Lo abbiamo venduto ad orari di lavoro difficili, a giornate sempre più corte, a uno stress in crescita, ad un mondo in continua evoluzione in cui l’idea di benessere e i fattori che la influenzano cambiano continuamente.

vivere in saluteVivere in salute per noi significa curare tre aspetti fondamentali delle nostre vite:

  • benessere, come l’insieme di sport, alimentazione cura e prevenzione;
  • famiglia e abitazione, ovvero due pilastri fondamentali per la nostra felicità;
  • tempo libero, quello che ci fa sentire vivi più di tutto;

Partiamo dal primo nucleo: il benessere. 

La parola benessere ci circonda quando accendiamo radio, tv e prendiamo lo smartphone in mano, ma siamo sicuri di viverlo? 

Del benessere fanno parte tante cose ma bisogna sempre partire dalle basi e quindi dal proprio corpo. Vivere in salute significa in parte “mens sanae in corpore sano”, come dicevano i romani.

Ma come ottenere questo status? Semplice, con alimentazione e sport. 

Nel nostro blog troverai tutte le tendenze su questi argomenti con l’unico scopo di farti vivere nel miglior stato di salute possibile con consigli, tips e proposte semplici.

Famiglia e abitazione sono invece i pilastri della nostra vita, le colonne portanti che fanno il 70% del nostro vivere in salute. Sono strettamente correlate, come se l’una fosse parte integrante dell’altra.

Abbiamo bisogno di prendercene cura il più possibile perché da loro dipende la nostra stabilità emotiva e la nostra soddisfazione personale.

E poi abbiamo il tempo libero: con il nostro blog ti daremo suggerimenti su come gestirlo per vivere al meglio, con articoli focus su cultura, viaggi e territorio. Ti terremo compagnia con letture su dove e come viaggiare in Italia e come adattarsi al meglio al mondo del turismo nell’era del post covid.

Ti abbiamo quindi introdotto il nostro nuovo servizio per vivere in salute e per assicurarci il tuo benessere con tutti gli strumenti nelle nostre mani.